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Concussione: l’art. 317 c.p. spiegato in modo chiaro

«Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità, è punito con la reclusione da sei a dodici anni.»

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Concussione significato: un caso esemplificativo

Sempronio, titolare di un’attività commerciale, denuncia ai Carabinieri di aver ricevuto una richiesta di denaro da un brigadiere della Guardia di Finanza impegnato in una verifica fiscale. L’imprenditore simula di accettare la proposta solo per denunciare l’accaduto.

Reato di concussione: soggetto attivo

Il reato di concussione è un reato proprio: può essere commesso soltanto da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio.

Concussione reato: bene giuridico tutelato

  1. Il corretto funzionamento della Pubblica Amministrazione.
  2. L’interesse del cittadino a non subire pressioni, danni o sopraffazioni da parte dei funzionari pubblici, tali da limitare la sua libertà di autodeterminazione.

Reato concussione: elemento oggettivo

1. Abuso della qualità o dei poteri

Secondo l’orientamento prevalente, l’abuso della qualità (detto anche soggettivo) si verifica quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio utilizza la propria posizione, non per esercitare un potere specifico, ma per sfruttare la forza della qualifica stessa al fine di costringere un privato a compiere una prestazione indebita.

In questo caso, non è necessario che l’atto intimidatorio sia collegato alla funzione istituzionale esercitata: basta che la qualifica dell’agente renda credibile la minaccia e quindi idonea a determinare una condotta coartata.

Nell’ambito dei reati dei pubblici ufficiali contro la Pubblica amministrazione, l’abuso di qualità si riscontra tanto nel delitto di concussione quanto in quello di induzione indebita. Qui il pubblico funzionario, per ottenere denaro o promesse, sfrutta il prestigio e il “peso” della sua posizione, senza riferirsi a un atto concreto della sua attività. Tale abuso può indurre il privato a soggiacere per timore di ritorsioni o, al contrario, a pagare per garantirsi la benevolenza dell’agente, con la prospettiva di futuri favori (Cass. 23318/2023).

Diverso è l’abuso dei poteri (detto oggettivo), che consiste nello sfruttamento distorto delle attribuzioni funzionali del pubblico ufficiale. Qui il soggetto utilizza un potere di cui è formalmente titolare, ma piegandolo a scopi contrari a quelli previsti dalla legge. Ad esempio, un agente di pubblica sicurezza che, dopo aver constatato un reato, pretenda denaro dall’indiziato per evitargli la denuncia o l’arresto.

2. Costringimento

L’abuso della qualità o dei poteri deve tradursi in una vera e propria condotta costrittiva. Per costringimento si intende una pressione tale da annullare la libertà di scelta del destinatario, che si determina a pagare o a promettere solo per evitare il male minacciato (Cass. 364/2020).

Il costringimento non implica violenza fisica: si tratta sempre di una coartazione di natura morale. Dopo la riforma Severino, la concussione si fonda unicamente su condotte costrittive, mentre l’induzione indebita costituisce un reato autonomo (art. 319-quater c.p.).

Le Sezioni Unite Maldera hanno chiarito la distinzione introducendo due coppie di criteri: minaccia / non minaccia – danno ingiusto / vantaggio indebito

Così, la minaccia di un danno ingiusto configura la concussione (art. 317 c.p.), mentre la prospettazione di un vantaggio indebito senza una vera minaccia rientra nell’induzione indebita (art. 319-quater c.p.).

Se tuttavia alla promessa di un beneficio si accompagna anche un male ingiusto sproporzionato, la valutazione pende verso la concussione, perché il danno minacciato assorbe il vantaggio prospettato (Cass. 1298/2023).

Esempio: se un imprenditore accetta di corrispondere denaro per evitare una pesante sanzione fiscale, il giudice dovrà verificare se vi sia stata una costrizione vera e propria (concussione) o piuttosto una scelta di pagare per conseguire un vantaggio (induzione indebita).

3. Indebita dazione o promessa

La dazione consiste nel trasferimento materiale di un bene da un soggetto a un altro, mentre la promessa è l’impegno a compiere una prestazione futura. Quest’ultima non richiede forme particolari, ma deve apparire credibile e seria.

In entrambi i casi, la prestazione deve essere indebita, cioè non dovuta all’agente in ragione del suo ruolo. È indebita anche una prestazione che sarebbe legittima se richiesta come privato cittadino, ma che diventa illecita quando ottenuta sfruttando l’abuso della qualifica o dei poteri.

Elemento soggettivo

La concussione è punibile a titolo di dolo generico: l’agente deve essere consapevole della costrizione, dell’abuso e dell’indebita utilità richiesta. Non è compatibile con il dolo eventuale.

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Articolo 317 Codice Penale: oggetto materiale

La condotta rilevante ha come oggetto materiale il denaro o un’altra utilità.

Sul significato di “altra utilità” la giurisprudenza ha elaborato diversi orientamenti, ma le divergenze hanno scarso rilievo pratico e si concentrano quasi esclusivamente sul tema della qualificazione delle prestazioni sessuali come utilità. Per il resto, vi è sostanziale unanimità nel ritenere rientranti in questa nozione vantaggi di vario tipo, come ad esempio sconti, fideiussioni, uso gratuito di immobili, missioni, licenze o prestazioni d’opera.

In materia di concussione, il termine “utilità” deve intendersi in senso ampio e comprende qualsiasi beneficio che comporti un vantaggio per il soggetto, anche se privo di contenuto patrimoniale, purché sia oggettivamente apprezzabile. Rientrano quindi anche forme di riconoscimento immateriale, come il miglioramento della reputazione professionale o l’incremento della considerazione sociale in ambito lavorativo (Cass. 21019/2021).

Concussione codice penale: consumazione e tentativo

Il reato si consuma con la dazione o con la promessa indebita. Se vi è solo promessa con riserva mentale e successiva denuncia, può configurarsi il tentativo. Il tentativo è configurabile anche se la vittima non si trova realmente in soggezione psicologica.

Codice penale art. 317: circostanze attenuanti

È applicabile l’attenuante prevista dall’art. 323-bis c.p. (per i reati dei pubblici ufficiali contro la P.A.).

Il reato di concussione, disciplinato dall’art. 317 c.p., tutela sia il buon andamento della Pubblica Amministrazione sia la libertà dei cittadini contro possibili abusi di potere. La sua distinzione dall’induzione indebita (art. 319-quater c.p.) è fondamentale in sede processuale e richiede un’attenta valutazione delle prove e delle circostanze.

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