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Avvocato per Maltrattamenti in famiglia a Napoli

Il reato di maltrattamenti in famiglia, disciplinato dall’art. 572 del Codice Penale, rappresenta una delle fattispecie più gravi tra i reati contro la famiglia, anticipando le norme che regolano i reati contro la persona. Il bene giuridico tutelato è l’integrità psico-fisica di chi vive in contesti familiari o parafamiliari.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio tutte le sfaccettature della fattispecie, incluse le conseguenze giuridiche, le sanzioni, e i rimedi legali previsti dall’ordinamento.

Cos’è il reato di maltrattamenti in famiglia

Il reato di maltrattamenti in famiglia si realizza attraverso comportamenti reiterati come minacce, ingiurie, aggressioni fisiche o psicologiche, privazioni e atti di disprezzo che creano un ambiente di sofferenza nella relazione familiare o parafamiliare. Trattandosi di un reato ‘proprio’, può essere commesso solo da chi ricopre un ruolo giuridicamente o affettivamente rilevante nei confronti della vittima.

Art. 572 c.p.

L’articolo 572 del codice penale punisce chi maltratta una persona della famiglia o convivente, oppure affidata per ragioni educative, professionali o di custodia. La pena viene aumentata se la vittima è minore, donna in gravidanza o persona con disabilità. In caso di lesioni o morte, le pene sono ulteriormente inasprite. Il minore testimone dei maltrattamenti è considerato persona offesa.

Maltrattamenti in famiglia: Codice Rosso

Con la Legge 69/2019 (‘Codice Rosso’) il legislatore ha introdotto importanti modifiche al sistema penale, rendendo più severe le pene per i maltrattamenti e accelerando le indagini. Il Codice Rosso attribuisce priorità investigativa ai reati con forte impatto sociale, come appunto i maltrattamenti.

Maltrattamenti in famiglia: convivenza

La Cassazione (n. 30129/2021) ha stabilito che la convivenza non è condizione necessaria per la configurazione del reato. È sufficiente un vincolo di reciproca affidabilità e frequentazione, ad esempio per la gestione dei figli dopo la separazione o il divorzio.

Maltrattamenti e stalking

Quando permangono vincoli affettivi o di accudimento, anche in assenza di convivenza, si applica il reato di maltrattamenti anziché quello di stalking. Nel caso trattato dalla Cassazione, la convivenza era cessata ma vi era un rapporto stabile dovuto alla presenza di figli e frequenti rapporti personali.

Maltrattamenti in famiglia: pena

La pena base è la reclusione da 3 a 7 anni. Aumenta in caso di aggravanti: fino alla metà in caso di vittime vulnerabili, da 4 a 9 anni in caso di lesioni gravi, da 7 a 15 anni per lesioni gravissime, da 12 a 24 anni in caso di morte.

Durante le indagini possono essere disposte misure cautelari come l’allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento, o addirittura la custodia cautelare.

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Sospensione condizionale della pena di maltrattamenti in famiglia

La sospensione condizionale è possibile solo se la pena è inferiore a due anni. Tuttavia, l’art. 165 c.p. subordina questa possibilità alla partecipazione a specifici percorsi di recupero. Viste le pene previste, è difficile ottenere tale sospensione nei casi di condanna per maltrattamenti.

Maltrattamenti in famiglia: carcere

Chi viene condannato per maltrattamenti con aggravanti non può evitare il carcere, anche se la pena è inferiore ai limiti per l’affidamento in prova. L’art. 656 c.p.p. impedisce la sospensione dell’ordine di esecuzione per i reati aggravati di cui all’art. 572 co. 2 c.p.

Maltrattamenti in famiglia: procedibilità

È un reato procedibile d’ufficio. Non è necessaria la querela della persona offesa. Basta una denuncia o una segnalazione di chiunque per far partire le indagini.

Remissione di querela

Non è possibile ritirare la denuncia per maltrattamenti, poiché il reato non è a querela. La volontà della vittima non ferma il procedimento penale, anche in caso di riappacificazione.

Maltrattamenti in famiglia: prescrizione

Il termine ordinario di prescrizione è di 14 anni, in quanto la pena massima è di 7 anni e l’art. 157 c.p. prevede il raddoppio per tale reato. Con aggravanti o atti interruttivi, il termine si allunga.

Cosa fare in caso di maltrattamenti a Napoli

È fondamentale rivolgersi a un centro antiviolenza e consultare un avvocato penalista presso uno studio legale penale a Napoli. La persona offesa può costituirsi parte civile nel processo e richiedere un risarcimento.

Denuncia per maltrattamenti in famiglia

Dopo la denuncia, la polizia giudiziaria conduce le indagini. Il PM potrà poi richiedere l’archiviazione o formulare l’imputazione. Il processo può proseguire anche senza la collaborazione della vittima.

Conclusioni

I maltrattamenti in famiglia costituiscono un reato grave con risvolti penali e personali devastanti. È fondamentale rivolgersi a un avvocato penalista esperto per ottenere supporto immediato e strategico.

Riferimento giurisprudenziale

Cassazione Penale, Sez. VI, Sentenza n. 3961 del 30 gennaio 2024: «Ai fini della configurabilità del delitto di maltrattamenti in famiglia, l’abitualità può consistere anche in atti non quotidiani, purché reiterati, idonei a compromettere l’equilibrio psicofisico della vittima e a creare un contesto relazionale degradante e oppressivo».

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Domande frequenti sul servizio di Maltrattamenti in famiglia

È necessaria la querela per procedere?
No, non è necessaria una querela per procedere. Il reato è procedibile d’ufficio.
La denuncia di maltrattamenti in famiglia può essere ritirata?
No, la denuncia di maltrattamenti in famiglia non può essere ritirata.  Il reato procede anche senza la volontà della vittima.
Quanto dura la prescrizione del reato di maltrattamenti in famiglia?
La prescrizione del reato di maltrattamenti in famiglia dura 14 anni, salvo atti interruttivi o aggravanti.
Chi denuncia maltrattamenti in famiglia rischia qualcosa?
Assolutamente no, chi denuncia maltrattamenti in famiglia non rischia qualcosa. La denuncia è un atto di tutela.
Chi è accusato di maltrattamenti in famiglia rischia il carcere?
Sì, chi è accusato di maltrattamenti in famiglia rischia il carcere, soprattutto in presenza di aggravanti e condanna definitiva.

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